Passa ai contenuti principali

Italia poco produttiva deve rimanere nella EU. Ma dai...

In questo articolo vogliamo proporre un simpatico esercizio che -crediamo- possa essere di pungolo ai nostri concittadini. Quante volte abbiamo sentito la seguente frase: “Italiani poco produttivi e lavativi se comparati agli altri Paesi industrializzati”. Credo un numero sufficiente di volte da farcelo credere. Quindi, rassegnati, alziamo gli occhi al cielo proni all’ineluttabile destino. Da soli, ci convinciamo di essere un popolo destinato al declino (come un movimento politico di qualche anno fa cercava di evidenziare, per fermarlo). Bene (o male, caro lettore). Le cose stanno proprio così? Diciamo che la china che si è presa non è delle migliori anche se il trend pare (e diciamo pare) influenzato da fattori “misteriosi”. Proviamo ad analizzare qualche dato significativo.

Nel grafico seguente abbiamo riportato tre Paesi a confronto.

I “brutti e cattivi ” (NOI, se qualcuno avesse frainteso; linea blu), “i belli e bravi” (i nostri fratelli del Nord che producono auto che noi –mannaggia la pupazza- spesso sogniamo; linea ocra) e i “superproduttivi” del boom di questi ultimi decenni (linea verde). Ah, scusate… cosa riporta il grafico…il grafico riporta per tre Paesi (Cina, Germania e Italia) la “produttività totale dei fattori (PTF)” in parità di potere di acquisto (PPA). La PTF rappresenta l’indicatore macroeconomico internazionalmente utilizzato per valutare l’efficienza complessiva di un sistema economico. A noi ora interessa la sua dinamica (l’andamento) per raffrontarlo agli altri. All’uopo lo riportiamo in PPA (per eliminare le distorsioni legate ai prezzi e ai tassi di cambio). I valori sono tratti dal sito della Federal Reserve Bank of S.Louis (FRED in acronimo), la divisione della Banca Centrale USA nella quale sono concentrate le attività di studio e raccolta dati. Aggiungo che queste informazioni sono consultabili da chiunque, per cui il lettore interessato può fare questo “esperimento” senza particolare complessità.

Cosa si nota di interessante (a nostro parere)? Se guardiamo la linea azzurra (i brutti) e la linea ocra (i belli) possiamo vedere come la prima sia inizialmente e stabilmente sopra la seconda. Il percorso tende a convergere intorno al 1985, sempre di più, sempre di più fino al 1996 dove si verifica “l’aggancio e il timido sorpasso”. Tuttavia fino al 1998 i due competitor (come dicono quelli intelligenti con un afflato internazionale, perché hanno la mante ampia e aperta) sono testa a testa. Le linee divaricano sempre più dopo quell’anno. Leggendolo in termini macroeconomici, i brutti fino a circa il 1998 erano più efficienti (più produttivi) dei belli e, comunque -benché la situazione stesse sensibilmente peggiorando- fino al 1998 gli indicatori non ci vedevano soccombere in modo sostanziale. Quindi, dobbiamo dedurre che intorno al 1996-1999 i “belli” hanno innestato una marcia in più tra quelle disponibili nei selettori delle loro prodigiose meraviglie della tecnologia rotolanti e i “brutti” sono rimasti al palo, perché più incompetenti, ecc. ecc..  . OK.

Noi riteniamo che questo racconto sia un po’ troppo novellato.

Non vogliamo sostenere che tutto il problema sia in quello che stiamo per rivelare (i più attenti di voi lo immaginano già), ma crediamo che vi abbia contribuito (e vi contribuisca tuttora) in maniera sostanziale. Cosa succede tra il 1996 e rotti? Sì, succede quello… Viene consolidato il processo di avvicinamento alla moneta unica che si conclude nel? Esatto nel 1998-1999 con l’Euro. Ah, ricordiamo che nel 1992 i “brutti” svalutarono, quindi iniziarono il declino ineluttabile. None, nicht, kein, ehm… non esattamente. I “brutti svalutarono” e intorno al 1994 rialzarono (di poco, ma di quel tanto che bastava per non NON farsi superare) la loro PTF. L’analisi si potrebbe fare anche considerando, invece delle PPA, i prezzi costanti in valuta nazionale (quindi l’euro), ma non ve la propongo perché sennò, vi arrabbiate ancora di più. I lettori più interessati lo possono verificare da soli (un solo piccolo indizio, anno 2011…).  Tralasciamo il discorso sulla Cina, tanto l’interpretazione il lettore la può fare anche da solo. Qui ci sembrava importante evidenziare il rapporto relativo dei trend con gli ineffabili primi della classe. Lezione da trarre? Sì, saremo anche “brutti e cattivi”, ma siamo sicuri che non vi siano coincidenze “misteriose”? Italiano poco produttivo e lavativo? Ma dai…

Commenti