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Il potere di scegliere il nostro destino

Avere la “sovranità monetaria” significa essere padroni della propria moneta, dunque poter decidere liberamente quando e in che quantità immetterla in circolo nell’economia. L’Italia non è padrona dell’euro, che è invece una moneta gestita dall’Unione Europea. La quale, avendo la facoltà di imporre limiti alla nostra capacità di spesa pubblica, tiene realmente in mano le redini del nostro destino. Negli ultimi dieci anni, questo assetto istituzionale ci ha costretti a politiche di continui tagli alla spesa pubblica, che hanno portato a una riduzione drammatica degli investimenti in infrastrutture, sanità e welfare.

Come i bambini per la paghetta settimanale, ogni anno dobbiamo supplicare la Commissione Europea di autorizzarci alle spese necessarie al nostro Paese, da finanziare comunque sui “mercati”, cioè attraverso la stipulazione di ulteriori debiti su cui pagare altri interessi. Nel frattempo, i Paesi che hanno la sovranità monetaria, come ad esempio la Gran Bretagna, possono fronteggiare le crisi immettendo denaro a volontà nel proprio sistema economico. È arrivato il momento di riprenderci la nostra moneta e fare lo stesso! Questo opuscolo vuole essere una guida per chi vuole capire e non ha paura di cambiare. Buona lettura.

1 - Stato con moneta sovrana non falisce

Nei paesi che hanno la SOVRANITÀ MONETARIA, la moneta a corso legale (quella che deve esser accettata per legge come pagamento) viene emessa dalla Banca centrale, in quantità concordate con il Ministero del Tesoro in funzione delle necessità economiche. Uno Stato che dispone di SOVRANITÀ MONETARIA, dunque, non potrà mai fallire, perché potrà sempre emettere moneta per fronteggiare le proprie spese (pensioni, salari dei dipendenti pubblici ecc.) o pagare i propri debiti.

Quando serve liquidità per ricostruire una città dopo un terremoto, per mantenere le strade o costruire un ospedale, il Governo che ha sovranità monetaria potrà sempre far fronte alle spese scegliendo fra tre opzioni:

  1.  incassare TASSE dai propri cittadini, tenuti a contribuire al costo dei servizi resi dallo Stato con la spesa pubblica, in proporzione alle proprie risorse;
  2.  emettere TITOLI DI STATO, per raccogliere liquidità dai propri cittadini o da investitori esteri, garantendo interessi, stabiliti – di norma - dalla Banca centrale d’accordo con il Tesoro1
  3. “CREARE NUOVA MONETA”, facendosi prestare denaro dalla propria Banca centrale in cambio di titoli di Stato (da restituire al Tesoro al momento della scadenza)2

In tale prospettiva, con la cooperazione tra Banca Centrale e Tesoro, il debito pubblico non è altro che il debito di un ramo dello Stato (la Banca centrale) nei confronti di un altro (il Tesoro) e non deve realmente essere ripagato! In pratica la Banca Centrale potrebbe soddisfare il fabbisogno del Tesoro accreditando direttamente sui conti bancari dei destinatari della spesa pubblica, cioè “monetizzando” la spesa pubblica, senza che il Tesoro emetta titoli di debito per un valore equivalente.

1 Questo assicura infatti il controllo di tale spesa. Tale controllo viene meno nei paesi che hanno reso la propria Banca Centrale “indipendente” dalla politica (cioè dal Ministero del Tesoro) come ha fatto l’Italia nel 1981. Questo ha determinato il lievitare la spesa per interessi, non più controllati dal nostro Governo. Nel 2019 la spesa per i soli interessi era circa 65 miliardi, di cui quasi il 40% in mano a investitori stranieri

2 Quest’ultima strada è quella adottata da anni in Giappone, a cui fanno oggi ricorso tutti i paesi dotati di autonomia monetaria per far fronte alla crisi post-Covid19.

2 - L'Euro e la perdita della sovranità monetaria

* Per una migliore lettura, apri il testo originale in PDF

 Anche la BCE compra titoli di stato: ma nei paesi che dispongono della sovranità monetaria, la Banca Centrale prende ordini dal Governo, invece nell’eurozona accade il contrario: sono gli Stati a dipendere dalle scelte della Banca Centrale. In qualunque momento, infatti, la BCE può rivedere la propria politica monetaria e far ripiombare uno Stato (magari per “costringerlo” al rispetto delle regole) nelle fauci della speculazione finanziaria. Se è vero quindi che ultimamente la BCE sta contenendo lo “spread”, è altrettanto vero che potrebbe scegliere di farlo ripartire in qualunque momento, semplicemente abbassando il nostro indice di affidabilità (cd. “rating”). (V. punto 5)

3 - Il debito pubblico

Il debito pubblico è la SOMMA di tutte le SPESE sostenute dallo Stato per il suo funzionamento (servizi e investimenti) ed è l’OSSIGENO dell’economia di un paese, perché mette in circolo LIQUIDITA’

 

(cioè PAGHIAMO PIÙ TASSE di quello che lo Stato SPENDE IN SERVIZI!) Purtroppo tale avanzo primario NON basta a compensare la spesa per gli INTERESSI sui TITOLI ACQUISTATI sul mercato da INVESTITORI PRIVATI (italiani e stranieri), che oggi ammonta a oltre 65 miliardi di euro. L’Italia è pertanto in DEFICIT in quanto le ENTRATE sono inferiori alle USCITE + SPESA PER INTERESSI.

4 - L'Euro e i cambi fissi

 Il sistema di CAMBI FISSI ha contribuito alla STABILITÀ DEI PREZZI (obiettivo PRINCIPALE dei trattati europei) e a tenere bassa L'INFLAZIONE, cioè l’aumento dell’indice dei prezzi, mettendo così al sicuro le rendite degli investitori finanziari.

Ciò però è stato ottenuto a carico della ricchezza REALE del nostro Paese: cioè con una drastica riduzione della spesa pubblica imposta dall’Unione Europea a carico del nostro welfare, del Sistema Sanitario Nazionale, dei servizi e degli investimenti pubblici, che ha causato una forte recessione (= riduzione dei consumi e dunque del PIL) e aumentato la disoccupazione.

La riduzione della spesa sanitaria in termini di assunzioni e di posti letto ci ha inoltre impedito di affrontare con le risorse adeguate l’emergenza sanitaria in corso; mentre la mancanza di sovranità monetaria ci impedisce tutt’ora di accedere a risorse economiche utili a sostenere l’economia nazionale, oggi in crisi a causa del lockdown imposto per contenere il contagio. I prestiti promessi dalla UE, se mai arriveranno, saranno appunto prestiti, che prima o poi dovremo rimborsare e che ci esporranno al rischio default se la crisi dovesse protrarsi per lungo tempo.

5 - Lo Spread e il rischio di default

6 - Sovranità e Democrazia

Usciamo dalla gabbia!  L'Italia puo farcela senza euro

Se siete arrivati fino qui, vuol dire che siete capaci di avere dubbi rispetto alle certezze delle favole che ci raccontano da decenni sulla bontà intrinseca e sulla irreversibilità del sogno europeo. Il secondo passo adesso è convincere voi stessi e i vostri concittadini che tornare indietro è possibile. La riconquista della SOVRANITA’ MONETARIA è l’unica scintilla in grado di riavviare il motore produttivo del nostro Paese e rimediare agli squilibri sociali scaturiti dall’adozione di questa moneta, che hanno aumentato disoccupazione e precarietà, riducendo in povertà la CLASSE MEDIA dei lavoratori italiani, dipendenti e autonomi.

Chi spera di poter cambiare il sistema dell’euro tramite modifiche dei Trattati e conta sull’aiuto della BCE per far fronte al debito pubblico, che si autoalimenta con ogni nuova emissione di titoli a debito, mostra di non aver compreso l’imponente potenza di fuoco della grande finanza speculativa, che dirige da anni la politica economica dell’eurozona sulla strada neoliberista e non intende certo rinunciare ai privilegi conquistati. Come diceva W. Churchill: non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca!

Uscire dall’euro è certamente un percorso difficile, non esente da costi e da rischi. Ma la domanda che dovete farvi - con urgenza - è: QUANTO CI COSTA RIMANERE NELL’EURO? Se vuoi capire di più, se vuoi partecipare con noi al cambiamento possibile, contattaci o seguici su: www.italexit.it

 Coordinamento Emilia-Romagna mail: italexitconparagone.er@gmail.com

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Stampato in proprio. Gennaio 2021

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