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FAQ Lavoro e politiche sociali

 Cosa farebbe Italexit per la disoccupazione e carenza lavoro?

LAVORO PER TUTTI
Impossibile? Solo se si crede che il lavoro sia solo quello creato dal settore privato. Ovviamente quest’ultimo ha un ruolo cruciale da giocare in un’economia dinamica, ma i processi di automazione e di robotizzazione implicano che saranno sempre meno i lavori che il settore privato sarà in grado di offrire. Dobbiamo dunque rassegnarci alla disoccupazione o al massimo a ricevere un reddito di sussistenza dallo Stato? Assolutamente no.

Infatti non solo siamo drammaticamente a corto di organico nei tradizionali settori pubblici, in particolare sanità e istruzione, ma esistono un’infinità di lavori potenziali – e assolutamente necessari – da creare nei campi della riconversione ecologica, dell’urbanistica, delle infrastrutture, dell’assistenza sociale oltre che nei nuovi distretti industriali da lanciare. Va da sé che molti di questi lavori, poiché richiedono cospicui investimenti che non garantiscono utili monetari nell’immediato ma offrono grandi “utili sociali”, può crearli solo lo Stato. Una buona e piena occupazione è possibile ed è necessaria allo scopo di rilanciare la domanda interna, ripristinando il circolo virtuoso fra pubblico e privato che è stato distrutto dall’ideologia neoliberista.

Per le industrie?

UN PIANO DI RINASCITA INDUSTRIALE
Il nostro Paese deve tornare a essere un’orgogliosa potenza industriale, che scommetta su qualità e innovazione per compe-
tere efficacemente sul piano internazionale. Allo Stato spetta un ruolo da protagonista in questo processo, non soltanto attraverso partecipazioni dirette al nuovo tessuto produttivo ma anche sostenendo adeguatamente il sistema della ricerca che traina l’innovazione tecnologica.

È importante chiarire che l’espansione dell’industria pubblica è anche il presupposto di un settore privato dinamico e competitivo: non è un caso che storicamente sia stata la politica industriale a determinare un significativo indotto “a cascata” sulle piccole e medie imprese, facendo da volano anche agli investimenti privati.

A questo scopo è inoltre necessario snellire gli oneri burocratici a carico delle aziende e dei professionisti, mettendo a disposizione delle imprese un sistema efficace che si lasci alle spalle inefficienze e cavillosità amministrative.

Più in generale, bisogna ripartire dalla consapevolezza per cui il tessuto produttivo di un Paese può fiorire solo laddove lo Stato intervenga per creare un circolo economico virtuoso, anche attraverso la promozione della piena e buona occupazione e il sostegno alla domanda interna.

Statali e pubblica amministrazione?

RESTITUIRE AGLI ITALIANI CIO CHE E LORO
A fare la fortuna dell’Italia nel secondo dopoguerra fu il connubio della piccola e media impresa con le banche pubbliche, la grande industria di Stato e la pubblica amministrazione (istruzione, trasporti, sanità ecc.). Negli ultimi decenni tutte queste realtà faticosamente costruite con soldi pubblici – cioè con la ricchezza di tutti – sono state progressivamente privatizzate.

Persino dei monopoli naturali come la rete autostradale e le reti energetiche sono stati smembrati e consegnati nelle mani
di spregiudicati “prenditori”, che ne hanno ricavato rendite e profitti a scapito della qualità e dei costi dei servizi, dunque a scapito di tutta la collettività. È ora di restituire al popolo ciò che è suo, riportando questi settori sotto il controllo pubblico.

Partite iva e piccoli imprenditori?

 Per gli stagionali? 

Come sostenere le nascite e aumentare la natalità?

Come sostenere le famiglie?

ITALEXIT intende proporre un piano strategico di rilancio economico del Paese basato sui seguenti punti:

1. Eliminare dalla Costituzione il pareggio in bilancio, lo Stato non è un’azienda non è una famiglia;

2. Statalizzare e riportare sotto il controllo del Ministero del tesoro la Banca d’Italia;

3. Creazione di una Banca Pubblica;

4. Strade, autostrade, comunicazioni, acqua, energia e tutti gli altri asset strategici per il Paese devono tornare sotto il controllo dello Stato;

5. Ritorno alla sovranità politica, democratica ed economico-monetaria della Repubblica italiana. Per fare questo occorre uscire dai trattati europei e riprendere la sovranità anche monetaria. Chi vagheggia di unioni di popoli e di Stati, dovrebbe dire che queste saranno possibili solo dopo aver smantellato questo obbrobrio istituzionale, tecnocratico e autoritario, che si chiama UE. Questo scopo potrà essere raggiunto quando il partito diventerà partito di maggioranza. Nel frattempo, si possono condurre battaglie importanti allo stato attuale delle cose, per migliorare sensibilmente la vita dei cittadini, lavoratori subalterni, autonomi, piccole e medie imprese;

6. Ritorno alla spesa pubblica responsabile e sociale: ospedali e sanità efficienti, scuole organizzate e funzionali in ogni parte d’Italia, difesa dell’acqua pubblica e modernizzazione delle reti idriche, sviluppo delle infrastrutture e collegamenti in linea con lo sviluppo e crescita economica del paese;

7. Sostegno alla domanda interna: la ripresa economica del tessuto imprenditoriale domestico è legato alla domanda aggregata, cioè la capacità di spesa dei cittadini italiani. Manovre economiche dal lato dell’offerta non sono sufficienti a far risollevare il settore: negozi, artigiani, ristoratori hanno bisogno di clienti che comprano senza eccessive preoccupazioni, quindi non a livello di mera sussistenza! Attendere che sia il turismo a risolvere questo problema è irresponsabile, il turismo non dipende da noi, e non è sempre un turismo “ricco”. Contare su una solida base di domanda domestica è molto più ragionevole. Servono misure sistemiche adeguate.

8. Possibilità di introdurre monete fiscali, come ad esempio il modello super bonus, che va difeso e rilanciato con modalità strategica e quindi pluriennale;

9. Sviluppare la ricerca nei campi medico/scientifico, aerospaziale e nuove tecnologie attraverso progressivi investimenti. Con questa proposta si intende rilanciare i settori strategici per l’economia italiana e riportare nel nostro Paese quei cittadini esiliati all’estero e depositari di competenze, oggi utilizzate da altri Paesi;

10. Difesa del Made in Italy, attraverso una politica estera attiva: il nostro Paese deve dialogare con tutti i Paesi e stringere accordi finalizzati a tutelare, difendere ed espandere il Made in Italy nel mondo;

11. Fisco: con l’uscita dell’Italia dall’eurozona, applicheremo le aliquote fiscali in uso oggi in Irlanda, Lussemburgo e altri paradisi fiscali riconosciuti dall’Unione Europea

12. Rilancio della nostra leadership nell’area del Mediterraneo, attraverso un posizionamento neutro e terzo;

13. Mettere in discussione la partecipazione alla Nato, all’OMS e altre organizzazioni ormai del tutto opsolete.

Assistenzialismo e Welfare?

Da molti anni lo Stato ha dimenticato le persone che sono comunemente associate alle fasce deboli, le loro famiglie e gli anziani. Gli anziani sono diventati vittime dell’Inps e ostaggio delle RSA private che continuano a crescere e ad accumulare fortune. Le fasce deboli e le loro famiglie sono invece lasciate alla gestione più o meno efficiente del volontariato, scaricando su di loro le responsabilità e gli oneri.

Famiglie con ragazzi o adulti down, autistici o con sindromi particolarmente gravi: queste categorie vanno aiutate e supportate quotidianamente con un intervento primario dell’ente pubblico organizzando servizi di prossimità, erogati da persone professionalmente preparate e disponibili durante tutto l'arco della giornata (anche di notte, laddove necessario) e per 12 mesi all’anno.

In questi casi molto spesso uno dei due genitori deve sacrificarsi nella gestione del famigliare, abbandonando il lavoro e girovagando per le città in cerca di associazioni che aiutino ad alleviare l’impegno.

Italexit per l’Italia propone (tematica in parte già affrontata anche nella sezione economia) di partire da queste fasce deboli nella ristrutturazione della società, lo Stato italiano deve erogare gratuitamente tutti i servizi necessari, sanità scuola, cultura sport, spettacolo, attività ricreative, e compensare la perdita del lavoro del genitore con una forma di sostentamento che tenga conto di ogni singola situazione, che generi anche la contribuzione INPS, perché per i genitori che devono far fronte alle necessità di ragazzi o adulti con forme di disabilità sono da equiparare al lavoro usurante con l’aggravante delle spese normalmente enormemente più alte.

E gli immigrati?

 


SICUREZZA E IMMIGRAZIONE. Oltre a Salvini e Lamorgese, per un’Italia più sicura.
Di fronte all'aumento della criminalità e ai sempre crescenti pericoli per i cittadini nelle città e non solo, ITALEXIT realizzerà un piano di assunzioni immediate che implementino le forze dell'ordine e investimenti che permettano di utilizzare in modo sinergico le più recenti dotazioni tecnologiche, insieme a nuove politiche di tutela del territorio.
La prevenzione del crimine attraverso il monitoraggio delle zone e dei soggetti più a rischio è un altro punto importante del nostro programma, così come lo stop all'immigrazione clandestina.
Stop all’accoglienza a tutti i costi, No all’immigrazione selvaggia, rilancio delle periferie Siamo totalmente contrari alla teoria dell'accoglienza a tutti i costi, che crea solo una massa di disperati senza prospettive ed è causa di sfruttamento soprattutto da parte delle grandi organizzazioni malavitose e di un inevitabile aumento di insicurezza e criminalità.
Chi fa entrare immigrati per poi abbandonarli spingendoli fra le braccia della criminalità organizzata o dei caporali non è un benefattore, è uno schiavista e un irresponsabile.
Questa situazione crea un aumento esponenziale della criminalità e rende le periferie sempre più pericolose.
Quindi no all'immigrazione selvaggia, no alle città lasciate in mano alle baby gang, cura e rilancio delle periferie per troppo tempo abbandonate da politiche miopi delle amministrazioni cittadine.

Per i giovani nel mondo del lavoro?

FUTURO DEI GIOVANI, PIENA OCCUPAZIONE E SALARI La pressione fiscale che grava oggi sulle imprese è inaccettabile. Oltretutto questo incide pesantemente sui salari, se è vero che un lavoratore costa all'imprenditore il doppio di quello che riceve in busta paga. Quindi siamo favorevoli alla riduzione del cuneo fiscale e all'aumento dei salari.

Più soldi in tasca ai lavoratori significa crescita delle dinamiche economiche, in un circolo virtuoso che porterà a una nuova età dell'oro per la nostra economia. Stipendi più alti e tassazione più equa saranno il motore della ripresa economica targata ITALEXIT.

ItalExit punta alla piena occupazione e all'abbandono di politiche basate sulla deflazione dei salari, sulla precarietà e sullo sfruttamento. I giovani che si affacciano sul mondo del lavoro devono contare su un futuro di opportunità e di realizzazione umana e professionale senza essere costretti a scappare all'estero.

Politiche di supporto all'imprenditoria giovanile e femminile. Basta con la politica dei bonus a pioggia per fare contenti un po' tutti. Ci vuole coraggio nello scegliere dove colpire ma bisogna farlo con forza.

Per i pensionati cosa fareste?

PENSIONI, ABOLIRE LA FORNERO. MINIME A 900 EURO Aboliremo la legge Fornero, che costringe le persone a consumarsi sul posto di lavoro fino a tarda età e blocca il mercato del lavoro per i più giovani. Limite massimo a 65 anni per l'età pensionistica, con possibilità di anticipo per lavori usuranti o con 40 anni di contributi versati senza né limite di età né penalizzazioni.

Aumento delle pensioni minime per pensionati a 900,00 €. In caso di mancato raggiungimento del limite contributivo (20 anni), nell'impossibilità di ricevere la pensione, dev'essere previsto per il contribuente o la restituzione di quanto versato o un indennizzo proporzionale al relativo montante. Le pensioni minime devono essere alzate a un livello dignitoso di almeno 900 euro.

Reddito di Cittadinanza?

PIU' AUTONOMIA PER TERRITORI E REGIONI, REVISIONE DEL RDC

Riteniamo inderogabile favorire lo sviluppo delle forze vive del Paese anche attraverso una maggiore autonomia e responsabilità delle Regioni, in particolare attraverso l'applicazione dell'articolo 116 della Costituzione. Il Reddito di Cittadinanza 5Stelle non aveva alcuna finalità se non raccogliere consenso elettorale.

La nostra visione è completamente diversa: trasformeremo il RdC in una misura che limiti il disagio sociale ma che non si trasformi in una sorta di regalia per chi non vuole lavorare. Abbiamo a cuore chi vive in condizioni di grave disagio, il drammatico aumento di famiglie in condizioni di povertà è la conseguenza di trent'anni di politiche neoliberiste e non possiamo ignorarlo.

Ma nello stesso tempo l'RdC dev'essere una misura finalizzata alla creazione di posti di lavoro reali. Chi riceve il reddito di cittadinanza dovrà sempre rendersi disponibile a lavorare appena viene chiamato, anche con 24 ore di preavviso. Se rifiuterà 3 volte, perderà per sempre il reddito, come avviene in altri Paesi europei.









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